Wednesday, May 11, 2011

Friday, April 22, 2011

Papa' Santi compie gli anni....35 anni dopo


Giunge un momento nella vita in cui i compleanni sono ormai solo quelli dei bambini, che siano quelli dei tuoi figli, o di quelli di altri, c'e' sempre un sacco a cui pensare: organizzazione logistica del trasporto, la merenda, l'acquisto del regalo adatto all'eta', se portare il fratellino (o one), tate e quant'altro, quasi ci si dimentica che anche noi grandi abbiamo diritto ai nostri festeggiamenti. E' cosi che la mattina di oggi mi giunge un'email e un'immagine inattesa, quella di una pancia dell'ora Nonna Adina, dentro cui si si nascondeva il futuro piccolo Santi accompagnato dai fratelloni, foto accompagnata da un messaggio "solo 35 anni fa, augurissimi mamma e papà". E' cosi che il ciclo della vita si ripete. In serata sono i miei piccoli a farmi gli auguri e anziosi di spegnere le candeline e farmi gli auguri, e saro' io tra qualche giorno a fare lo stesso per Edoardo per i suoi 5 anni.

Wednesday, April 20, 2011

Gli Italiani di Cartagine: Vita dopo la Rivoluzione

Gli Italiani di Cartagine: Vita dopo la Rivoluzione: "A Tunisi c'e' un'atmosfera frizzante. Dopo 20 anni di repressione, c'e' un esplosione artistica. La gente parla finalmente e si esprime nei..."

Saturday, April 16, 2011

Immigrazione, mi vergogno

Sono indignato e vergognato per la rabbia espressa dai miei concittadini e dai alcuni politici italiani, quali il sindaco di Roma Alemanno nei confronti dell'emergenza immigrati e degli immigrati tunisini in particolare di passaggio a Roma. Residente in Tunisia da oltre 3 anni, sono stato oggetto di grandi dimostrazioni di solidarieta' compresa di chi sotto gli spari della rivoluzione, si e' preoccupato di bussarmi alla porta offrendomi aiuto, sono stato commosso dalla generosita' di un paese che e' soccorso in aiuto agli oltre 200,000 rifugiati in fuga dalla libia con pullmans carichi di giovani volontari e dettare alimentare da un popolo gia' in difficolta. Son altrettanto triste di vedere tutto questo rabbia per quei numeri assai ridotti (in proporzione con quello che vive la Tunisia da mesi ormai) e vorrei ricordare che e' stata l'Italia a sostenere i regimi del nord africa, quegli stessi che che hanno creato i pressupposti per la disperazione di questa gente. E' stata l'Italia e i suoi servizi segreti a aiutare il dittatore Ben Ali a prendere il potere oltre 20 anni fa. E' stato il nostro paese a sostenerlo a spada tratta fino alle sue ultime ore prima della sua meritata cacciata. Oggi l'Italia deve prendersi le sue responsabilita'. Non capisco poi perche' la Tunisia ha gestito 200,000 profughi e noi non possiamo permettere che qualche migliaia entrino nella nostra fortezza anche per regarare qualche mese di sollievo a chi ha sofferto l'inimmaginabile. Dov'e' la solidarieta' del nsotro popolo? dove sono i valori cristiani di cui tanto ci riempiamo la bocca? Mai come oggi mi vergogno di esser italiano e mi sento piu' vicino al popolo Tunisino nella sua sofferenza e nel suo orgoglio. Mi vergogno del mio paese che sento sempre piu' lontano

Monday, April 4, 2011

post-revolution Tunisia

Ciao a tutti scusateci non siamo spariti. I Santi Russo sono vivi e stanno bene, enjoying post-revolution Tunisia. C'e' un'atmosfera frizzante. Il paese esplode di creativita', voglia di cambiare ed andare avanti. A quarto forse quinto governo di transizione (abbiamo perso il conto), la gente sebra esser contenta della transizione politica, anche se liberarsi definitivamente del passato non e' facile. In strada ci sono ancora carri armati, anche se non sembrano molto far paura, anzi, servono da posa per famiglie e turisti. Per chi non lo sappia ci siamo tuffati in un progetto ambizioso, un'evoluzione del nostro blog, in grande: il libro sulla rivoluzione!!! Lo abbiamo mandato a 4 case editrici e aspettiamo una conferma a breve. Venerdi papa' Santi era su sky a presentarlo dalla Paola Saluzzi su Skynews24. Tenete le dita incrociate e stay tuned.....

Sunday, January 16, 2011

16 Gennaio - Le battaglie di Carthage

Questa volta è Raffaele (il mio figlio più piccolo) a svegliarmi. Sono le prime ore dell’alba e chiama ma siamo stanchi morti, non abbiam voglia né forza di alzarci, vorremo riposarci. Alla fine gli diciamo di venire direttamente nel nostro letto. Raffaele è sotto le nostre coperte, ma richiede attenzione, si agita e noi con lui. Mi riaddormento. Mi sembra di svegliarmo di nuovo al suono di uno sparo. Sto sognando? O forse no? Mi sveglia più tardi una chimata di Monojeet, un altro collega che vive non lontano da noi. Mi dice di aver sentito dei spari in provenienza dalla nostra zona ed è preoccupato. Ormai non ci faccio più caso, sarà semplicemente uno dei tanti. Scendo al piano di sotto, dove il resto della famiglia sta facendo colazione. Chiedo a Francesca se ci sono delle novità, se i nostri amici su facebook hanno riportato violenze nella notte. Tutto sembra esser calmo. Dopo qualche ora riceviamo anche un messaggio da parte del servizio di sicurezza del mio lavoro, che comunica che oggi è una giornata relativamente calma, è che lo staff è autorizzato ad uscire di casa anche se non si incoraggiano grandi spostamenti. Eppure gli spari continuano, con il solito ritmo irregolare. La strada di fronte casa è deserta. Vediamo passare il nostro vicino membro dei comitato di protezione con un bastone. E’ un atmosfera alquanto tesa, ma i vicini sembrano mantenere una grande tranquillità. Ci affacciamo per scoprire il piccolo sistema di difesa di quartiere. Ambedue i lati della stradina bloccati da una difesa rudimentale fatta di vasi, travi di legno e altri mezzi improvvisati. Francesca descriveva su facebook come a difendersi sia una vera e propria banda bassotti, suscitando l’ilarità degli internauti. Eppure questo piccolo gruppo di signori, tra cui spiccano per simpati e.... per peso l’ex fotografo ufficiale del minitero del turismo, un tipo grassoccio con i baffi e il proprietario del negozio di DVD illegali, anche lui con qualche chilo di troppo e un pò stempiato. Ci mettiamo a fare qualche foto, ma veniamo subito richiamati all’ordine da uno dei nostri angeli custodi, che ci suggeriscono di rientrare in casa e non prender rischi.

Poco dopo, riprendono gli spari a varie ondate. Li sentiamo più vicini. Spiamo dalla finestra con la paura però di avvicinarsi troppo e rischiare dei possibili spari. Una raffica di spari e una battaglia di strada avviene proprio ad un isolato di distanza, di fronte ad un piccolo incrocio dove si trovava il legumaio i quartiere. Dopo poco iniziano spari dietro il nostro edificio all’altezza della scuola deserta. Siamo sulla linea di fuoco.

Nel frattempo i figli esprimono il loro nervosismo. Vogliono attenzioni. Sono stanchi di stare dentro. Vorrebbero i loro amici, vorrebbero andare al parco. “Come fai a spiegare tutto ciò che accade a bambini di 4 e 2 anni? i soldatini sono entrati nel vivo del gioco?”, si chiede Francesca in un messaggio su facebook, mantenendo il suo senso dell’umorismo e cercando di sdrammatizzare la situazione. Ci mettiamo allora anche noi a sparare dentro casa. Per scherzo ovviamente. Spiego ai bimbi che ci sono dei cattivi che stanno per esser catturati dalla polizia. Spiego che sono stessi che avevano visto loro qualche giorno prima svaligiare Monoprix, ma di non preoccuparli perché la polizia li sta catturando e mettendo in prigione. Facciamo finta di spararci, prima sono io il poliziotto poi faccio il cattivo e sono loro a sparare. Senza pensarci questo gioco in realtà non dista tanto da quanto i Tunisini hanno visto nelle ultime settimane. Poliziotti che sparano alla folla e che ci convertono da difensori nell’ordine in veri aggressori, esercito che diventa l’unico vero corpo a combattere per la pace, cittadini fin a poco tempo fa pacifici convertiti in ladri casuali e autori di vendette personali e di nuovo poliziotti che si aggiungono ai ladri approfittando per rubare anche loro, mentre le “bande bassotti” di quartieri diventano i caposaldi della sicurezza. Il gioco dei ruoli è una delle verie tragedie di questi momenti bui, ma per fortuna per i bimbi è un gioco divertente che aiuta ad ammazzare il tempo.

Mentre eravamo alle prese con le varie battaglie che avevano luogo Carthage, quella con i bambini e quella vera che accadeva ad un isolato, ci chiama il mio capo che, anche lui preoccupato della situazione, suggerisce una possibile via di uscita. “Anche se l’ufficio non prende una posizione ufficiale, pensa alla tua famiglia e alla tua sicurezza, io non te lo impedirò, e se hai bisogno lavora da Roma nei prossimi giorni”. Nel fratempo apprendiamo del rimpatrio dell’ENI dalla Tunisia. Altri amici ci comunicano la loro intenzione di partire. C’è aria di evacuazione. Con Francesca cerchiamo di prendere una decisione, ma è impossibile. I bambini richiedono attenzione, le chiamate di amici non si fermano e gli spari fuori ad intervallare i nostri momenti di tensione.

In questo momento di tensione arriva uno dei gesti di grande solidarietà che non scorderemo mai. Ci suonano al cancello. Il cancello è ancora bloccato dalla nostra barriera aggiuntiva della notte. Mi affaccio dalla finestra del piano di sopra per capire chi sia. E’ il vicino che, proeccupato per noi, ci chiede se abbiamo bisogno di cibo, se abbiamo abbastanza scorte. E’ il simbolo che conserverò sempre della generosità di un popolo che non solo offre solidarietà ai propri compatrioti, ma anche agli stranieri. Per fortuna siamo ben serviti, ma appreziamo il gesto e ringraziamo.

Data la circostanza, mettiamo i bambini davanti alla televisione e cerchiamo di prendere una decisione. Tra una telefonata e un altra e in maniera alquanto rapida decidiamo di fare le valige e prendere il primo volo. Proviamo sul sito della Tunisair, e’ non il sito non ci lascia prenotare per voli nelle 24 ore successive. Passiamo ad Alitalia, sito non disponibile!. Proviamo a contattare le compagnie direttamente, ma il call center della Tunisair ha un messaggio automatico che ci ricorda che gli uffici chiudono alle 15:00 di domenica!! Cavolo!! Erano le 15:15! Mi mordo le mani che per aver risposto a qualche telefonata e aver tergiversato nella decisione, avremmo potuto perdere l’occasione di partire. Decidiamo di chiamare in Italia e cercare di prenotare da li, ma chi chiamiamo? I nostri genitori meglio non coinvolgerli per non dare stress aggiuntivi, in caso di possibile fallimento nell’acquisto di biglietto. Vedo Claudia, mia cognata, collegata su Skype, quindi la immagino a casa con collegamento. Le chiediamo di vedere se il sito Alitalia funziona. Ed è cosi! In fretta e in furia scegliamo la data di partenza con il primo volo, domani a mezzogiorno. Perfetto! “E la data di ritorno?” mi chiede Claudia. Proviamo ad indovinare, ma nessuno ha la palla di cristallo, specialmente in questi momenti. Scommettiamo su 2 settimane, con biglietto rigorosamente cambiabile. Evviva si parte!!

Appena comprato il biglietto iniziano però i vari dubbi. “E se forse una partenza definitiva?” e “se evacuassero tutti gli stranieri e non si potesse più tornare?”. “Non sarebbe stato meglio partire in nave?”. “Che sarà della casa alla nostra partenza?” “e se viene assaltata da vandali e sciacalli vari?”“Che facciamo?”. Inizio a chiamare altri amici per sapere come altri si stanno organizzando. C’e’ chi mi consiglia di tenere qualcuno in casa come la tata, chi di mandare la famiglia, ma rimanere a Tunisi per organizzare il trasporto degli effetti personali. Marco, un collega rimasto a Tunisi e che era riuscito a far partire moglie e figlio la settimana scorsa mi dice: “Non ti porterai certo i vestiti dei bambini? Usa i tuoi chili per le cose che hanno maggiro valore affettivo o financiario”. Entriamo nel pallone più totale. Il tempo passa. Le chiamate si intensificano. Si diffonde la notizia che e a Carthage è in atto già da stamattina un attacco delle forze fedeli al Presidente al palazzo presidenziale, a pochi isolati da casa nostra. Amici da tutta Tunisi ci scrivono su facebook, SMS or chiamate per sapere come stiamo. Nel frattempo è finito il cartone animato dei bambini, e di tempo per organizzarci è sempre meno.

Andiamo a cena, ma sono nervoso. I bambini fanno capricci e non abbiamo la pazienza necessaria. Finiamo cena in fretta e li rimettiamo, con grande amarezza davanti alla televisione. Decidiamo di partire tutti. Decidiamo un compromesso, una valigia di cose di valore e una di vestiti di cui avremo bisogno immediato in Italia. Nel frattempo, prepariamo altre valige dove mettiamo le cose di valore, facilmente identificabili al nostro proprietario di casa, in caso di necessità. Non riusciamo ad andare a notte prima dell’1 e mezza del mattina. Siamo a pezzi.

Saturday, January 15, 2011

15 Gennaio - la svolta del pomeriggio e la fine del tunnel

Riceviamo un messaggio che rigiriamo subito: “se bussa la polizia non aprite la porta”. Molti poliziotti hanno infatto disertato e commettono crimini accanto ai vandali e i corpi di Ben Ali. La tensione è alta a casa. Apprendiamo da Stefano, un nostro amico che vive alla Marsa dunque non troppo lontano, che la casa del vicino è stata svaligiata. Guihillem un’altro amico con figli che molti espatriati iniziano a partire. Lui è appena riuscito a trovare dei posti in aereo per far partire i figli (dell’età ei nostri rispettivamente) lunedi con i nonni che erano in visita. Iniziamo a chiederci se non sia il caso, anche per noi di partire e farlo alla svelta, per esser tra i primi a farlo nei prossimi giorni. Ma poi se partiamo? Ci svaligeranno sicuramente casa. E se non facessimo più in tempo a ritornare? Non sarà meglio aspettare il rimpatrio organizzato dal mio ufficio? Facciamo partire i bimbi con uno di noi? E poi?

Ma la svolta arriva nel pomeriggio. La presidenza passa dal primo ministro al segretario del parlamento in attesa delle elezioni. Questo apparentemente semplice passaggio in realtà mette a tacere i vari dibattiti che hanno spopolato facebook, i caffè e le strade della Tunisia nelle ultime ore, inclusi le chiamate alla farsa di un passaggio di potere che in realta' avrebbe riconsegnato il potere in mando alla stessa elite di partito che aveva regnato negli ultimi anni, senza un chiaro obbligo di transizione. Secondo uno degli articoli della costituzione infatti il passaggio al primo ministro era in caso di un incapacità temporanea del Presidente, il che di fatto lasciava spazio ad un suo eventuale ritorno. L’utilizzo dell’articolo di fatto riconosce la partenza definitive di Ben Ali, facendo cadere ogni speranza degli uomini vicini all’ormai ex-Presidente di un ritorno al potere. L’ex arma speciale del presidente ed una parte della polizia che aveva mutinato e partecipava attivamente alle violenze e a forme più o meno organizzate di destabilizzazione perdono potere. Ma è di nuovo dal coraggio del popolo tunisino che arriv

a la svolta, con l’organizzazione in tutte le città e quartieri di comitati di auto difesa: giovani armati con asce e bastoni, che sorvegliano a turno i vicinati. Cosi come da noi, il vicinato si organizza. Li nascondono dietro la schiena per non fare paura ai bambini. È meraviglioso.

La nostra strada, che si trova tra due arterie principali di Carthage si trova quindi ben protetta, da un lato con posti di blocco dell’esercito, l’altra con la polizia e i vicini che con mezzi assai artigianali rappresentano una forza aggiuntiva printa a far intervenire le forze dell’ordine al primo richiamo. In alto sorvolano elicotteri. Siamo superpotetti grazie alla solidarietà e alla risposta eccezionale di un esercito ancora forte e di un paese che sta tornando con grande coraggio alla normalità. Gli spari non finiscono, ma non sono certo direzionati verso di noi. Creiamo una piccola protezione aggiuntiva davanti al cancello, usando una rete di un letto e altri mezzi per rendere una possibile entrate un pò più difficile, una misura in più, non si sa mai. Andiamo finalmente a letto tranquilli, vediamo la fine del tunnel. Nel frattempo leggiamo che un gruppo di Egiziani hanno dimostrato oggi a Cairo in sostegno dei tunisini con lo slogan “Rivoluzione a Tunisi, domani in Egitto”. E’ una partita importante quella che sta vincendo il paese e il contagio democratico sulla mondo arabo diventa sempre più immaginabile. Che tutto finisca per il meglio, inshallah