Riceviamo un messaggio che rigiriamo subito: “se bussa la polizia non aprite la porta”. Molti poliziotti hanno infatto disertato e commettono crimini accanto ai vandali e i corpi di Ben Ali. La tensione è alta a casa. Apprendiamo da Stefano, un nostro amico che vive alla Marsa dunque non troppo lontano, che la casa del vicino è stata svaligiata. Guihillem un’altro amico con figli che molti espatriati iniziano a partire. Lui è appena riuscito a trovare dei posti in aereo per far partire i figli (dell’età ei nostri rispettivamente) lunedi con i nonni che erano in visita. Iniziamo a chiederci se non sia il caso, anche per noi di partire e farlo alla svelta, per esser tra i primi a farlo nei prossimi giorni. Ma poi se partiamo? Ci svaligeranno sicuramente casa. E se non facessimo più in tempo a ritornare? Non sarà meglio aspettare il rimpatrio organizzato dal mio ufficio? Facciamo partire i bimbi con uno di noi? E poi?
Ma la svolta arriva nel pomeriggio. La presidenza passa dal primo ministro al segretario del parlamento in attesa delle elezioni. Questo apparentemente semplice passaggio in realtà mette a tacere i vari dibattiti che hanno spopolato facebook, i caffè e le strade della Tunisia nelle ultime ore, inclusi le chiamate alla farsa di un passaggio di potere che in realta' avrebbe riconsegnato il potere in mando alla stessa elite di partito che aveva regnato negli ultimi anni, senza un chiaro obbligo di transizione. Secondo uno degli articoli della costituzione infatti il passaggio al primo ministro era in caso di un incapacità temporanea del Presidente, il che di fatto lasciava spazio ad un suo eventuale ritorno. L’utilizzo dell’articolo di fatto riconosce la partenza definitive di Ben Ali, facendo cadere ogni speranza degli uomini vicini all’ormai ex-Presidente di un ritorno al potere. L’ex arma speciale del presidente ed una parte della polizia che aveva mutinato e partecipava attivamente alle violenze e a forme più o meno organizzate di destabilizzazione perdono potere. Ma è di nuovo dal coraggio del popolo tunisino che arriv
a la svolta, con l’organizzazione in tutte le città e quartieri di comitati di auto difesa: giovani armati con asce e bastoni, che sorvegliano a turno i vicinati. Cosi come da noi, il vicinato si organizza. Li nascondono dietro la schiena per non fare paura ai bambini. È meraviglioso.
La nostra strada, che si trova tra due arterie principali di Carthage si trova quindi ben protetta, da un lato con posti di blocco dell’esercito, l’altra con la polizia e i vicini che con mezzi assai artigianali rappresentano una forza aggiuntiva printa a far intervenire le forze dell’ordine al primo richiamo. In alto sorvolano elicotteri. Siamo superpotetti grazie alla solidarietà e alla risposta eccezionale di un esercito ancora forte e di un paese che sta tornando con grande coraggio alla normalità. Gli spari non finiscono, ma non sono certo direzionati verso di noi. Creiamo una piccola protezione aggiuntiva davanti al cancello, usando una rete di un letto e altri mezzi per rendere una possibile entrate un pò più difficile, una misura in più, non si sa mai. Andiamo finalmente a letto tranquilli, vediamo la fine del tunnel. Nel frattempo leggiamo che un gruppo di Egiziani hanno dimostrato oggi a Cairo in sostegno dei tunisini con lo slogan “Rivoluzione a Tunisi, domani in Egitto”. E’ una partita importante quella che sta vincendo il paese e il contagio democratico sulla mondo arabo diventa sempre più immaginabile. Che tutto finisca per il meglio, inshallah
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