Wednesday, May 11, 2011

Friday, April 22, 2011

Papa' Santi compie gli anni....35 anni dopo


Giunge un momento nella vita in cui i compleanni sono ormai solo quelli dei bambini, che siano quelli dei tuoi figli, o di quelli di altri, c'e' sempre un sacco a cui pensare: organizzazione logistica del trasporto, la merenda, l'acquisto del regalo adatto all'eta', se portare il fratellino (o one), tate e quant'altro, quasi ci si dimentica che anche noi grandi abbiamo diritto ai nostri festeggiamenti. E' cosi che la mattina di oggi mi giunge un'email e un'immagine inattesa, quella di una pancia dell'ora Nonna Adina, dentro cui si si nascondeva il futuro piccolo Santi accompagnato dai fratelloni, foto accompagnata da un messaggio "solo 35 anni fa, augurissimi mamma e papà". E' cosi che il ciclo della vita si ripete. In serata sono i miei piccoli a farmi gli auguri e anziosi di spegnere le candeline e farmi gli auguri, e saro' io tra qualche giorno a fare lo stesso per Edoardo per i suoi 5 anni.

Wednesday, April 20, 2011

Gli Italiani di Cartagine: Vita dopo la Rivoluzione

Gli Italiani di Cartagine: Vita dopo la Rivoluzione: "A Tunisi c'e' un'atmosfera frizzante. Dopo 20 anni di repressione, c'e' un esplosione artistica. La gente parla finalmente e si esprime nei..."

Saturday, April 16, 2011

Immigrazione, mi vergogno

Sono indignato e vergognato per la rabbia espressa dai miei concittadini e dai alcuni politici italiani, quali il sindaco di Roma Alemanno nei confronti dell'emergenza immigrati e degli immigrati tunisini in particolare di passaggio a Roma. Residente in Tunisia da oltre 3 anni, sono stato oggetto di grandi dimostrazioni di solidarieta' compresa di chi sotto gli spari della rivoluzione, si e' preoccupato di bussarmi alla porta offrendomi aiuto, sono stato commosso dalla generosita' di un paese che e' soccorso in aiuto agli oltre 200,000 rifugiati in fuga dalla libia con pullmans carichi di giovani volontari e dettare alimentare da un popolo gia' in difficolta. Son altrettanto triste di vedere tutto questo rabbia per quei numeri assai ridotti (in proporzione con quello che vive la Tunisia da mesi ormai) e vorrei ricordare che e' stata l'Italia a sostenere i regimi del nord africa, quegli stessi che che hanno creato i pressupposti per la disperazione di questa gente. E' stata l'Italia e i suoi servizi segreti a aiutare il dittatore Ben Ali a prendere il potere oltre 20 anni fa. E' stato il nostro paese a sostenerlo a spada tratta fino alle sue ultime ore prima della sua meritata cacciata. Oggi l'Italia deve prendersi le sue responsabilita'. Non capisco poi perche' la Tunisia ha gestito 200,000 profughi e noi non possiamo permettere che qualche migliaia entrino nella nostra fortezza anche per regarare qualche mese di sollievo a chi ha sofferto l'inimmaginabile. Dov'e' la solidarieta' del nsotro popolo? dove sono i valori cristiani di cui tanto ci riempiamo la bocca? Mai come oggi mi vergogno di esser italiano e mi sento piu' vicino al popolo Tunisino nella sua sofferenza e nel suo orgoglio. Mi vergogno del mio paese che sento sempre piu' lontano

Monday, April 4, 2011

post-revolution Tunisia

Ciao a tutti scusateci non siamo spariti. I Santi Russo sono vivi e stanno bene, enjoying post-revolution Tunisia. C'e' un'atmosfera frizzante. Il paese esplode di creativita', voglia di cambiare ed andare avanti. A quarto forse quinto governo di transizione (abbiamo perso il conto), la gente sebra esser contenta della transizione politica, anche se liberarsi definitivamente del passato non e' facile. In strada ci sono ancora carri armati, anche se non sembrano molto far paura, anzi, servono da posa per famiglie e turisti. Per chi non lo sappia ci siamo tuffati in un progetto ambizioso, un'evoluzione del nostro blog, in grande: il libro sulla rivoluzione!!! Lo abbiamo mandato a 4 case editrici e aspettiamo una conferma a breve. Venerdi papa' Santi era su sky a presentarlo dalla Paola Saluzzi su Skynews24. Tenete le dita incrociate e stay tuned.....

Sunday, January 16, 2011

16 Gennaio - Le battaglie di Carthage

Questa volta è Raffaele (il mio figlio più piccolo) a svegliarmi. Sono le prime ore dell’alba e chiama ma siamo stanchi morti, non abbiam voglia né forza di alzarci, vorremo riposarci. Alla fine gli diciamo di venire direttamente nel nostro letto. Raffaele è sotto le nostre coperte, ma richiede attenzione, si agita e noi con lui. Mi riaddormento. Mi sembra di svegliarmo di nuovo al suono di uno sparo. Sto sognando? O forse no? Mi sveglia più tardi una chimata di Monojeet, un altro collega che vive non lontano da noi. Mi dice di aver sentito dei spari in provenienza dalla nostra zona ed è preoccupato. Ormai non ci faccio più caso, sarà semplicemente uno dei tanti. Scendo al piano di sotto, dove il resto della famiglia sta facendo colazione. Chiedo a Francesca se ci sono delle novità, se i nostri amici su facebook hanno riportato violenze nella notte. Tutto sembra esser calmo. Dopo qualche ora riceviamo anche un messaggio da parte del servizio di sicurezza del mio lavoro, che comunica che oggi è una giornata relativamente calma, è che lo staff è autorizzato ad uscire di casa anche se non si incoraggiano grandi spostamenti. Eppure gli spari continuano, con il solito ritmo irregolare. La strada di fronte casa è deserta. Vediamo passare il nostro vicino membro dei comitato di protezione con un bastone. E’ un atmosfera alquanto tesa, ma i vicini sembrano mantenere una grande tranquillità. Ci affacciamo per scoprire il piccolo sistema di difesa di quartiere. Ambedue i lati della stradina bloccati da una difesa rudimentale fatta di vasi, travi di legno e altri mezzi improvvisati. Francesca descriveva su facebook come a difendersi sia una vera e propria banda bassotti, suscitando l’ilarità degli internauti. Eppure questo piccolo gruppo di signori, tra cui spiccano per simpati e.... per peso l’ex fotografo ufficiale del minitero del turismo, un tipo grassoccio con i baffi e il proprietario del negozio di DVD illegali, anche lui con qualche chilo di troppo e un pò stempiato. Ci mettiamo a fare qualche foto, ma veniamo subito richiamati all’ordine da uno dei nostri angeli custodi, che ci suggeriscono di rientrare in casa e non prender rischi.

Poco dopo, riprendono gli spari a varie ondate. Li sentiamo più vicini. Spiamo dalla finestra con la paura però di avvicinarsi troppo e rischiare dei possibili spari. Una raffica di spari e una battaglia di strada avviene proprio ad un isolato di distanza, di fronte ad un piccolo incrocio dove si trovava il legumaio i quartiere. Dopo poco iniziano spari dietro il nostro edificio all’altezza della scuola deserta. Siamo sulla linea di fuoco.

Nel frattempo i figli esprimono il loro nervosismo. Vogliono attenzioni. Sono stanchi di stare dentro. Vorrebbero i loro amici, vorrebbero andare al parco. “Come fai a spiegare tutto ciò che accade a bambini di 4 e 2 anni? i soldatini sono entrati nel vivo del gioco?”, si chiede Francesca in un messaggio su facebook, mantenendo il suo senso dell’umorismo e cercando di sdrammatizzare la situazione. Ci mettiamo allora anche noi a sparare dentro casa. Per scherzo ovviamente. Spiego ai bimbi che ci sono dei cattivi che stanno per esser catturati dalla polizia. Spiego che sono stessi che avevano visto loro qualche giorno prima svaligiare Monoprix, ma di non preoccuparli perché la polizia li sta catturando e mettendo in prigione. Facciamo finta di spararci, prima sono io il poliziotto poi faccio il cattivo e sono loro a sparare. Senza pensarci questo gioco in realtà non dista tanto da quanto i Tunisini hanno visto nelle ultime settimane. Poliziotti che sparano alla folla e che ci convertono da difensori nell’ordine in veri aggressori, esercito che diventa l’unico vero corpo a combattere per la pace, cittadini fin a poco tempo fa pacifici convertiti in ladri casuali e autori di vendette personali e di nuovo poliziotti che si aggiungono ai ladri approfittando per rubare anche loro, mentre le “bande bassotti” di quartieri diventano i caposaldi della sicurezza. Il gioco dei ruoli è una delle verie tragedie di questi momenti bui, ma per fortuna per i bimbi è un gioco divertente che aiuta ad ammazzare il tempo.

Mentre eravamo alle prese con le varie battaglie che avevano luogo Carthage, quella con i bambini e quella vera che accadeva ad un isolato, ci chiama il mio capo che, anche lui preoccupato della situazione, suggerisce una possibile via di uscita. “Anche se l’ufficio non prende una posizione ufficiale, pensa alla tua famiglia e alla tua sicurezza, io non te lo impedirò, e se hai bisogno lavora da Roma nei prossimi giorni”. Nel fratempo apprendiamo del rimpatrio dell’ENI dalla Tunisia. Altri amici ci comunicano la loro intenzione di partire. C’è aria di evacuazione. Con Francesca cerchiamo di prendere una decisione, ma è impossibile. I bambini richiedono attenzione, le chiamate di amici non si fermano e gli spari fuori ad intervallare i nostri momenti di tensione.

In questo momento di tensione arriva uno dei gesti di grande solidarietà che non scorderemo mai. Ci suonano al cancello. Il cancello è ancora bloccato dalla nostra barriera aggiuntiva della notte. Mi affaccio dalla finestra del piano di sopra per capire chi sia. E’ il vicino che, proeccupato per noi, ci chiede se abbiamo bisogno di cibo, se abbiamo abbastanza scorte. E’ il simbolo che conserverò sempre della generosità di un popolo che non solo offre solidarietà ai propri compatrioti, ma anche agli stranieri. Per fortuna siamo ben serviti, ma appreziamo il gesto e ringraziamo.

Data la circostanza, mettiamo i bambini davanti alla televisione e cerchiamo di prendere una decisione. Tra una telefonata e un altra e in maniera alquanto rapida decidiamo di fare le valige e prendere il primo volo. Proviamo sul sito della Tunisair, e’ non il sito non ci lascia prenotare per voli nelle 24 ore successive. Passiamo ad Alitalia, sito non disponibile!. Proviamo a contattare le compagnie direttamente, ma il call center della Tunisair ha un messaggio automatico che ci ricorda che gli uffici chiudono alle 15:00 di domenica!! Cavolo!! Erano le 15:15! Mi mordo le mani che per aver risposto a qualche telefonata e aver tergiversato nella decisione, avremmo potuto perdere l’occasione di partire. Decidiamo di chiamare in Italia e cercare di prenotare da li, ma chi chiamiamo? I nostri genitori meglio non coinvolgerli per non dare stress aggiuntivi, in caso di possibile fallimento nell’acquisto di biglietto. Vedo Claudia, mia cognata, collegata su Skype, quindi la immagino a casa con collegamento. Le chiediamo di vedere se il sito Alitalia funziona. Ed è cosi! In fretta e in furia scegliamo la data di partenza con il primo volo, domani a mezzogiorno. Perfetto! “E la data di ritorno?” mi chiede Claudia. Proviamo ad indovinare, ma nessuno ha la palla di cristallo, specialmente in questi momenti. Scommettiamo su 2 settimane, con biglietto rigorosamente cambiabile. Evviva si parte!!

Appena comprato il biglietto iniziano però i vari dubbi. “E se forse una partenza definitiva?” e “se evacuassero tutti gli stranieri e non si potesse più tornare?”. “Non sarebbe stato meglio partire in nave?”. “Che sarà della casa alla nostra partenza?” “e se viene assaltata da vandali e sciacalli vari?”“Che facciamo?”. Inizio a chiamare altri amici per sapere come altri si stanno organizzando. C’e’ chi mi consiglia di tenere qualcuno in casa come la tata, chi di mandare la famiglia, ma rimanere a Tunisi per organizzare il trasporto degli effetti personali. Marco, un collega rimasto a Tunisi e che era riuscito a far partire moglie e figlio la settimana scorsa mi dice: “Non ti porterai certo i vestiti dei bambini? Usa i tuoi chili per le cose che hanno maggiro valore affettivo o financiario”. Entriamo nel pallone più totale. Il tempo passa. Le chiamate si intensificano. Si diffonde la notizia che e a Carthage è in atto già da stamattina un attacco delle forze fedeli al Presidente al palazzo presidenziale, a pochi isolati da casa nostra. Amici da tutta Tunisi ci scrivono su facebook, SMS or chiamate per sapere come stiamo. Nel frattempo è finito il cartone animato dei bambini, e di tempo per organizzarci è sempre meno.

Andiamo a cena, ma sono nervoso. I bambini fanno capricci e non abbiamo la pazienza necessaria. Finiamo cena in fretta e li rimettiamo, con grande amarezza davanti alla televisione. Decidiamo di partire tutti. Decidiamo un compromesso, una valigia di cose di valore e una di vestiti di cui avremo bisogno immediato in Italia. Nel frattempo, prepariamo altre valige dove mettiamo le cose di valore, facilmente identificabili al nostro proprietario di casa, in caso di necessità. Non riusciamo ad andare a notte prima dell’1 e mezza del mattina. Siamo a pezzi.

Saturday, January 15, 2011

15 Gennaio - la svolta del pomeriggio e la fine del tunnel

Riceviamo un messaggio che rigiriamo subito: “se bussa la polizia non aprite la porta”. Molti poliziotti hanno infatto disertato e commettono crimini accanto ai vandali e i corpi di Ben Ali. La tensione è alta a casa. Apprendiamo da Stefano, un nostro amico che vive alla Marsa dunque non troppo lontano, che la casa del vicino è stata svaligiata. Guihillem un’altro amico con figli che molti espatriati iniziano a partire. Lui è appena riuscito a trovare dei posti in aereo per far partire i figli (dell’età ei nostri rispettivamente) lunedi con i nonni che erano in visita. Iniziamo a chiederci se non sia il caso, anche per noi di partire e farlo alla svelta, per esser tra i primi a farlo nei prossimi giorni. Ma poi se partiamo? Ci svaligeranno sicuramente casa. E se non facessimo più in tempo a ritornare? Non sarà meglio aspettare il rimpatrio organizzato dal mio ufficio? Facciamo partire i bimbi con uno di noi? E poi?

Ma la svolta arriva nel pomeriggio. La presidenza passa dal primo ministro al segretario del parlamento in attesa delle elezioni. Questo apparentemente semplice passaggio in realtà mette a tacere i vari dibattiti che hanno spopolato facebook, i caffè e le strade della Tunisia nelle ultime ore, inclusi le chiamate alla farsa di un passaggio di potere che in realta' avrebbe riconsegnato il potere in mando alla stessa elite di partito che aveva regnato negli ultimi anni, senza un chiaro obbligo di transizione. Secondo uno degli articoli della costituzione infatti il passaggio al primo ministro era in caso di un incapacità temporanea del Presidente, il che di fatto lasciava spazio ad un suo eventuale ritorno. L’utilizzo dell’articolo di fatto riconosce la partenza definitive di Ben Ali, facendo cadere ogni speranza degli uomini vicini all’ormai ex-Presidente di un ritorno al potere. L’ex arma speciale del presidente ed una parte della polizia che aveva mutinato e partecipava attivamente alle violenze e a forme più o meno organizzate di destabilizzazione perdono potere. Ma è di nuovo dal coraggio del popolo tunisino che arriv

a la svolta, con l’organizzazione in tutte le città e quartieri di comitati di auto difesa: giovani armati con asce e bastoni, che sorvegliano a turno i vicinati. Cosi come da noi, il vicinato si organizza. Li nascondono dietro la schiena per non fare paura ai bambini. È meraviglioso.

La nostra strada, che si trova tra due arterie principali di Carthage si trova quindi ben protetta, da un lato con posti di blocco dell’esercito, l’altra con la polizia e i vicini che con mezzi assai artigianali rappresentano una forza aggiuntiva printa a far intervenire le forze dell’ordine al primo richiamo. In alto sorvolano elicotteri. Siamo superpotetti grazie alla solidarietà e alla risposta eccezionale di un esercito ancora forte e di un paese che sta tornando con grande coraggio alla normalità. Gli spari non finiscono, ma non sono certo direzionati verso di noi. Creiamo una piccola protezione aggiuntiva davanti al cancello, usando una rete di un letto e altri mezzi per rendere una possibile entrate un pò più difficile, una misura in più, non si sa mai. Andiamo finalmente a letto tranquilli, vediamo la fine del tunnel. Nel frattempo leggiamo che un gruppo di Egiziani hanno dimostrato oggi a Cairo in sostegno dei tunisini con lo slogan “Rivoluzione a Tunisi, domani in Egitto”. E’ una partita importante quella che sta vincendo il paese e il contagio democratico sulla mondo arabo diventa sempre più immaginabile. Che tutto finisca per il meglio, inshallah

15 Gennaio - Il giorno dopo ...e non e ancora finita

Dopo una notte difficile in buona parte insonne, non potevo avere sveglia migliore: un bacio di Edoardo, ed è la gioia di vederlo accanto, di sapere che la lunga notte è finita e chi saranno sicuramente meno spari. I bambini inoltre sono un grosso antistress ed averli vicini in questo momento aiuta a mantenere la nostra sanità mentale. Ci forzano a staccarci dalle news e non passare troppo tempo nelle estenuanti telefonate con amici e parenti che spesso seminano più panico che altro. Nonostante tutto accendiamo il computers e ci affrettiamo subito a scoprire cosa è successo veramente nella notte tumultuosa che abbiamo appena passato. Facebook fornisce poche informazioni, c’è molta meno animosità e non ci sono più i rapporti di medici o di cittadini in protesta. Il movimento democratico è stato prevalentemente a casa e non ha rotto il coprifuoco. C’è stata tuttavia una guerriglia tra vandali che hanno bruciato e saccheggiato centri commerciali e forze dell’ordine. Si apprende che molti di questi vandali in realtà sono poliziotti e forze dell’ordine speciali di Ben Ali. Non ci sono state violenze nelle case, a parte quelle di propreità della famiglia del presidente e qualche vendetta personale con persone vicine al potere. Sentiamo un sacco di rumore fuori di casa, gente che passeggia, tutto sembra normale. Mi appresto a pubblicare un messaggio su facebook incitando a procedere ad una vita normale e vincere la paura, almeno di giorno. La doccia fredda però arriva con un mssaggio dell’ufficio della sicurezza della Banca Africana, dove lavoro, che suggerisce di evitare grossi spostamenti. Decidiamo comunque di affacciarci nel quartiere. In realtà ci fa bene, parliamo con il vicino, un ex diplomatico tunisino, che ci rassicura dicendo che la violenza è molto mirata e che la polizia interviene prontamente, come è stato il caso di un vicino che è entrato nel pallone durante la notte e ha ricevuto pronto soccorso dall’esercito. Continuamo la breve passeggiata fino a Monoprix, il supermercato vicino casa, che troviamo con vetri rotti e bruciato. Ci spieghiamo dunque l’odore e gli spari di ieri sera, probabilmente dovuti allo scontro tra i vandali e le forze dell’ordine.

Ci avviciniamo a curiosare con i bambini in passeggino vicino al supermercato e notiamo gente che si affretta a svaligiare il supermercato. E’ incredibile la disinvoltura di queste persone nonché la folla di persone che osservan immobili l’accaduto. Di colpo appaiono delle macchine del servizio dell’ordine in piena velocità verso il parcheggio e la gente inizia a scappare. Ci allontaniamo anche noi di tutta fretta e con le spalle a Monoprix e correndo verso casa sentiamo spari dietro di noi che provengono dal parcheggio. Torniamo al salvo a casa. Non è stata una bella idea. Edoardo mi chiede cosa sta succedendo e provo a spiegare che la polizia sta sparando a gente cattiva che cerca di rubare. Questo lo fa eccitare ancora di più e preme per poter vedere. Per fortuna non insite troppo e torniamo davanti casa. La situazione resta calma, la gente continua a camminare per strada e il rumore degli spari di ferma. Continuamo la nostra passeggiata in lato opposto. Edoardo ci racconta di aver visto Peter Pan durante la notte. Ci distraiamo e scherziamo su quel suo sogno a occhi aperti che distoglie l’attenzione. Tornato a casa, segnalo il sogno di Edoardo come la breaking news della giornata su facebook. Reazioni e messaggi di simpatia piovono sulla mia pagina. Nel frattempo iniziano a circolare notizie sulla riapertura parziale dello spazio aereo e marittimo. La Tunisair ha iniziato a volare verso l’Europa. Vediamo la luce.

Dopo pranzo proviamo a fare un altra passeggiata sempre attorno all’isolato, questa volta non in direzione del supermercato ovviamente e comunque in tempo prima che faccia buio. I bambini sono visibilmente stanchi di stare a casa e vogliono uscire, vedere i prorpi amici prendere un pò d’aria, e noi di conseguenza. Ma appena varcata la porta per uscire prima che sia troppo tardi ecco nuovi spari sempre in provenienza del supermercato. Rientriamo e dopo poco sentiamo un autobus pieno di uomini armati posteggiare proprio dietro casa, sentiamo sorvolare elicotteri. E’ in atto una vera mobilitazione e una guerriglia tra forze leali del presidente che stanno cercando di saccheggiare il più possibile e l’esercito. Apprendiamo che lo stesso sta succedendo in altre parti della città. A questo punto decidiamo di rimanere in casa, guardare i cartoni animati di Tom and Jerry con i figli e aspettare che il tempo passi. In fondo in casa si sta bene e al sicuro, e l’esercito è molto presente nella nostra zona. Siamo sereni ma impazienti che si calmi la situazione.

Il grande giorno della rivoluzione tunisina - 14 Gennaio 2010

E’ molto calmo a Carthage. Un silenzio glaciale regna sul quartiere. Oggi è il grande giorno di quella che già molti bloggers iniziano a chiamare Rivoluzione Tunisina. Ci svegliamo con calma. Oggi al lavoro è stato chiamato solo il personale “essenziale”. Per fortuna non sono uno di questi. Ci colleghiamo subito su internet per vedere cosa è successo nella notte. Surfiamo sulle nostre solite pagine di facebook di amici Tunisini e espatriati come noi vicini e notiamo che nonostante le parole del presidente, è stata un’altra notte di fuoco. Leggiamo testimonianze di dottori che hanno cercato di salvare uomini feriti ad arma da fuoco, giovani anche bambini. È rivoltante. Leggo dei clacson suonati ieri notte in realtà erano di macchine guidate dal regime, ma che il popolo tunisino non è sazio e non crede alle promesse del presidente. Su Facebook girano inni ad accorrere numerosi in centro città, di organizzarsi e di offrire passaggi in macchina, dato che i trasporti sono assenti. C’è fibrillazione.

Ci comincia a scoppiare la testa, chiusi in casa attaccati allo schermo del computer attendendo novità, scorrendo le pagine di Facebook dei nostri amici. Anche i bambini scalmano. E’ il terzo giorno che non vanno a scuola e iniziano anche loro a stancarsi. Decidiamo di uscire. Andiamo al parco vicino casa con la macchina. Appena voltato l’angolo scopriamo che un carro armato è posteggiato e punta verso la strada. Al presidio della polizia si è affiancato sempre più massiccio quello dell’esercito. I bambini non si rendono conto, anzi scherziamo sulla presenza dei soldati. Al parco c’è soltanto un genitore tunisino e due bambini. Ci divertiamo, i bimbi corrono e giocano. E’ un momento liberatorio. Per un pò ci dimentichiamo di tutto ciò che sta succedendo. Torniamo a casa e ci rituffiamo nel tamtam delle notizie. Abbiamo un’ospite a pranzo, il chè ci permette di distrarci un pò, ma tutta l’attenzione e’ sulla manifestazione di oggi. Per l’ora di pranzo infatti iniziano a circolare i primi video, le prime stime, si parla di varie migliaia c’e’ chi dice 50,000. E’ una manifestazione pacifica. Non ci sono morti. Si iniza a assaporare un’aria di vittoria. Mi distraggo tra un gioco con i bimbi e lavoro un pò.

Verso le 17:00, apprendo via Skype ricevo messaggi da amici secondo cui ci sarebbe una folla in arrivo a Carthage che tenta di avvicinarsi al palazzo presidenziale, pochi isolati di distanza da casa. Mi affaccio immediatamente alla finestra ma tutto sembra calmo. Si riveleranno un bluff. I governo dichiara stato di emergenza e coprifuoco anticipato e immediato fino alle 7 di domani. Nel frattempo iniziano a giungere le notizie sulla ceduta del regime. A quanto pare alcuni membri della famiglia Trabelsi tentano di uscire e un comandante della Tunisair si rifiutato di farli imbarcare. L’areroporto è chiuso, cosi come lo spazio aereo Tunisino anche se si apprende poco dopo che Ben Ali è riuscito a partire. Amici da Sidi Bou Said vedono la barca della famiglia del presidente lasciare il porto. La famiglia del presidente è in fuga. Girano messaggio “perché loro si e noi no?”. Una nostra amica messicana ci comunica la sua intenzione di prendere i bambini e partire domani, ma non troverà probabilmente il posto. Siamo comunque convinti che sia meglio rimanere, che immettersi in situazioni caotiche come quella di un volo aereo.

Verso le 18:00 inizano a circolare voici su facebook su un possibile colpo di stato o di un governo di transizione. Le ipotesi e fonti si contraddicono, fino all’annuncio del governo di transizione. Subito dopo la notizia appaiono messaggi di gioia. Molti tolgono dalla propria immagine profilo la bandiera della tunisia nera, ormai simbolo tra gli internauti della solidarietà al popolo tunisino e del senso di lutto per le morti. E’ la vittoria. Il popolo Tunisino ha vinto.

Alle 21:00 di sera, giusto dopo aver rassicurato parenti e amici, giungono notizie tramite Facebook che Carrefour, il grande magazzino in gestione ad una delle figlie del presidente è in fiamme e ci si attende un’altra serata di fuoco. Altri messaggi richiamano all’autodifesa, suggerendo che l’esercito non è in grado di controllare il territorio. Si iniziano a sentire spari isolati. Cerchiamo di mettere a nanna i bambini, ma siamo un pò nervosi. Leggo la favora di Biancaneve, ma sono nervoso. Edoardo mi fa domande, chiede spiagazioni sulla storia, ma io ho fretta, vorrei tanto che si adormentassero rapidamente. Raffaele non vuole sentirla di dormire. Inizio ad avere paura. E’ la prima volta da quando è iniziato il movimento. Cerco di calmarmi, provo io a far dormire Raffaele, gli stendo una mano sul suo petto e inizio a pregare. Affacciandoci dalla finestra sentiamo puzzo di bruciato e di nuovo spari di ama da fuoco. Una volta addormentato mi affretto con mia moglie a prepararmi per il peggio. Chiudiamo a chiave tutte le porte di casa, faciamo la borsa con i documenti essenziali, vestiti a portata di mano, tutto in caso di una possibile fuga, just in case.

Ci prepariamo per andare a letto e apriamo il computer e facebook, la nostra unica fonte di informazione. Iniziamo a chattare con amici. Ci si aggiorna a vicenda su quello che succede nei vari quartieri. Capiamo che in realtà gli obiettivi non sono le case private, ma i negozi i proprietà del presidente e che spari occasionali sono un pò ovunque, dato che c’è gente che ovviamente rompe il coprifuoco. La puzza di bruciato proviene probabilmente dal supermercato Monoprix vicino casa e gli spari dal quartiere adiacente. Sentiamo anche elicotteri, e leggiamo nel frattempo che lo stesso accade in altri quartieri. L’esercito sembra quanto meno presente. Non possiamo fare altro che fare finta di niente e andare a dormire. Sarà una lunga notte. I bambini intanto dormono all’insaputa di tutto. Un altro sparo.